Fine estate 2009. E’ sulle spiagge di Sampieri nel ragusano, al rinnovarsi della miracolosa fioritura del Pancratium maritimum, che questo lavoro pittorico e fotografico ha inizio.

Evento comune a tanti altri luoghi lungo le coste sabbiose d’Italia e del Mediterraneo, la vita del Giglio di Mare sembra una sfida a condizioni climatiche all’apparenza precarie, fra la salsedine del mare, il sole ancora cocente e le dune sospinte dal vento che agita i suoi lunghi e delicati petali in una danza spesso impetuosa.

Tutto avviene sotto lo sguardo per lo più ignaro dei bagnanti che nel corso dell’estate, lasciando ampia traccia della loro presenza, rendono ancora più evidente la raffinata bellezza di questo fiore, nel contrasto con piatti e bottiglie di plastica, pacchetti di sigarette accartocciati e ogni sorta di detriti irrispettosamente abbandonati sulle spiagge.

Partendo dalla suggestiva bellezza di questo fiore e insieme dal vigore che da esso promana (Pankràtion = tutta forza), si vuole coniugare da una parte la interpretazione artistica di due mezzi espressivi quali la pittura e la fotografia e dall’altra l’osservazione botanica che ne illustri il dato scientifico, in modo da realizzare una visione più completa della materia.

Se la presentazione di questo lavoro, con la gratificazione estetica e l’accresciuta conoscenza scientifica avrà attirato l’attenzione degli spettatori verso il Pancratium, tale da aumentare il rispetto per questa pianta, il nostro obiettivo sarà raggiunto.

narciso 10 satur

 

 

 

Le tue fotografie? Cosa, come, perché.

 

Lungo i litorali sabbiosi del Mediterraneo cresce il pancratium maritimum.

I semi di questo giglio del mare, talvolta, galleggiando sul mare, sono depositati dalla corrente lungo la costa e, trovandovi le circostanze più favorevoli, qui rinascono e ricrescono.

Lungo queste spiagge, la luce del sole ne impedirà per molta parte del giorno la chiara visione; poi, quando il sole comincerà a nascondersi, allora, improvvisamente, di ogni fiore potremo avvertire la percezione nitida e sorprendente e, con essa, ci giungerà il profumo intenso e gradevolissimo.

E ci stupiremo della scoperta di tanta semplice bellezza; e ci meraviglieremo per non essere stati capaci di riconoscerla subito; e proveremo come un rimpianto per non avergli fatto compagnia.

Proprio così, compagnia. Perché come la volpe del “Petit Prince” il pancratium vuole essere “addomesticato”, intravisto e interpellato come un incontro, come una scoperta. Sembra dirci che non è così selvaggio come si crede, anzi è assai vicino ai nostri pensieri. Scambierà, allora, con i nostri occhi le sue forme perfette, con le nostre narici il suo profumo dolce e persistente e con la nostra fantasia la delicatezza imenea delle sue forme.

 

Così li ha raccolti l’obiettivo di Mira Cantone, rispettandone il senso della loro apparizione, riconoscendone gli orizzonti del loro spazio esistenziale e gli accostamenti estetici intrisi di echi e di rimandi.

Poi, nell’immagine raccolta e concepita, sono divenuti l’oggetto di un’ulteriore meditazione sulla bellezza, una riflessione sul paesaggio delle nostre emozioni, una considerazione sulla sensibilità del nostro corpo.

L’uso morbido della messa a fuoco ne ha conservato la nitidezza dei leggeri contorni e dei tenui colori che, a loro volta, nel sapiente utilizzo della profondità di campo, hanno trovato il palcoscenico dove pudicamente (ma anche drammaticamente?), mostrarsi. Una stampa moderna, sufficientemente morbida e, soprattutto, in grado di restituirne i chiarori perlacei, ha completato, poi, una ricognizione che da meramente naturalistica si è tramutata in esistenziale.

PIPPO PAPPALARDO

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